link.
il 20 ottobre su la 27esimaora.corriere.it che esprime alcuni pensieri che vorrei
condividere con voi.
mediamente emancipata, con titolo di studio e lavoro che la soddisfa ammettere,
con sé stessa e con gli altri che sì, le piace cucinare? Può farlo senza
sentirsi accusare (prima di tutto dalle altre donne) di spadellare?”
esprimendo in modo un po’ antiquato i principi di un femminismo ormai obsoleto.
in estenuanti riunioni piuttosto che rivelare di aver preparato una torta
durante il week end.
quale, in tono piuttosto tranchant, afferma: “Disprezzare un’attività perché tradizionalmente associata alla sfera
femminile è in sé antifemminista”.
tantissimi foodblog creati e gestiti da donne e che pullula di foodbloggers giovanissime, appassionate e capaci.
di ritorno”, citato da Angela Frenda, fra le cui sostenitrici Emily Matchar è convinta che tornare a
cucinare sia addirittura un atto di affermazione delle donne, ma in effetti
stiamo assistendo ad un ritorno trionfale delle donne ai fornelli.
in cucina e ritenute capaci soltanto di attendere alle faccende domestiche.
da raggiungere, si sono affermate nel lavoro, sono cresciute, sono maturate e,
infine, hanno riscoperto il bello di cucinare e di nutrire, riconciliandosi con un pezzo di storia e di passato.
difficile affrontare questi temi senza farsi mangiare vive dalle femministe,
aveva intuito che il vero femminismo non poteva significare trasformare la
donna in un miniuomo”, ma che “i suoi punti di forza andavano enfatizzati, non
annullati.”
e il piacere di cucinare”. “Il punto, ecco, può essere questo” afferma “senza doverlo per forza legare a questioni
di genere”.
parlano di donne che hanno fatto e continuano a fare del cibo la loro forza”.
di Angela Frenda, che comunque vi invito a leggere integralmente). Mi
piacerebbe conoscere il vostro punto di vista.
di questa riflessione.
gelatina in acqua fredda. Portate a bollore l’acqua in un pentolino, toglietelo
dal fuoco e aggiungete la gelatina ben strizzata (per questa operazione mi
servo spesso di un colino a maglie strette).
aggiungetela al frullato di cachi e zucchero sempre mescolando.
aggiungetela delicatamente con movimenti circolari dal basso verso l’alto e dal
centro della ciotola verso l’esterno al composto di cachi.
trasparente, che vi agevolerà quando dovrete estrarre la bavarese );
sorprendente visto che parte delle bavaresine è rimasto attaccato allo stampo !
pochissimo olio di semi di mais e dai quali, come potete vedere dalle foto,
sono riuscita ad estrarre in modo accettabile i dolci.
*Controllate che questo ingrediente sia adatto ai celiaci, verificatene la spiga sbarrata, la presenza sul prontuario AIC o le indicazioni sull’etichetta del produttore.
Khaki’s dessert with chestnut cream
500 g persimmon pulp/khaki
150 g of sugar
400 g fresh cream
12 g gelatin*
2 tablespoons water
For the sauce with chestnuts
100 g chestnut cream
100 g fresh cream
Puree the persimmon pulp with sugar. Soak the gelatin in cold water. Boil the water in a saucepan, remove from heat and add the squeezed gelatine.
Stir until the gelatin is dissolved and add to the mix of khaki and sugar , stirring constantly .
Whip the cream and add it gently with circular movements to the mixture of persimmon.
Pour into molds.
I used:
– A loaf pan (lined with plastic wrap , which will make easier when you have to remove the dessert) ;
– Silicone molds : the result was not good, some of the desserts remained stuck to the mold !
– Small metal molds , which I greased with oil.
* Check that this ingredient is suitable for coeliacs
E’ venerdì, quindi con questa ricetta celebro il 100% Gluten Free (Fry)day
Sono super deliziose!!!
Grazie.
wooow una super bavarese con prodotti di stagione dall'aspetto super invitante 😉
Condivido quello che scrivi, io non credo di essere brava in cucina per me è un'isola felice perchè mi rilassa e al contempo mi permette di creare qualcosa per chi amo, ma la cucina è anche un arte e una donna che è brava anche dietro ai fornelli è una donna completa, ha un valore aggiunto importante.
buona serata un abbraccio
Già Audrey la penso così anch'io, è un valore aggiunto, e non deve essere vissuto come limite ma semmai come arricchimento. Un abbraccio.
E che forza cara Simona! Queste bavaresi sono deliziose, eleganti, originali e innovative proprio come te, perché anche se non abbiamo mai preso (purtroppo) una tazza di tè insieme, so che sei così 🙂 Il tuo post mi è piaciuto moltissimo e condivido tutto quello che è stato espresso! E' proprio come dici, condannare un'attività (quando frutto di una libera scelta!), solo perché storicamente e socialmente è associata al tradizionale ruolo femminile di massaia, è una cosa terribilmente obsoleta e di un femminismo che non ha più senso di esistere! Io vedo donne fiere di non saper fare nemmeno un uovo al tegamino e la loro fierezza deriva dal fatto che esse identificano in questa ostentata (e sicuramente anche falsa) incapacità ai fornelli la traccia della loro modernità e del loro femminismo. Una cosa piuttosto stupida 🙂 La cucina è tradizione, quel tipo di tradizione positiva che ti tiene legato alla tua terra e alla sua cultura, è innovazione perché capace di aprirsi a culture differenti, mescolarsi, è invenzione perché espressione della propria creatività! Se molte donne oggi hanno riscoperto la passione per la cucina è perché hanno riconosciuto in essa un valido mezzo espressivo e ne è la prova l'esistenza di blog appassionati come il tuo, cara Simo! Un bacio 🙂
Grazie An sono sicura che prima o poi berremo il nostro tè insieme, sono sicura che ti ascolterò incantata mentre mi parlerai di cinema. Hai colto in pieno lo spirito del mio post. Grazie!
L'anno scorso ho fatto anche io delle bavaresi ai cachi, quindi so benissimo quanto siano buone, ma l'accostamento ai marroni non l'ho provato, sarà da urlo!
La tua riflessione, (quella dell'autrice del pezzo) è stata spesso la mia, forse perché mia mamma me l'aveva fatta vivere in questa maniera. Lei diceva sempre che il migliore amico di una donna era il lavoro e che prima veniva il lavoro e poi tutto il resto. Ma la sua condizione di donna subalterna a mio padre, per età e cultura, la giustificavano di questo pensiero. Per questo ho scoperto tardi la cucina e solo dopo una malattia, la celiachia, che, però, ringrazio perché non mi avrebbe mai fatto scoprire questa dimensione appagante.
Grazie per aver partecipato a questa giornata 🙂
Verrò a curiosare la tua versione, Stefania, per il resto ti ringrazio per avermi raccontato la tua esperienza, che conferma la riflessione di questo post. Ciao
Personalmente penso che si possa riuscire a far coesistere sia una carriera che una passione, indifferentemente se legata alla cucina, al cucito o ad altro. Trovo che non si tratti di svalorizzare la figura della donna/femminismo/o chiamalo come vuoi…ma solo voglia di ritrovare il piacere di fare qualcosa che si ama e nient'altro.
Buone le tue bavaresi 😀
la zia consu
Sicuramente riuscire a conciliare lavoro e passione è il presupposto per la realizzazione di quanto riportato. Grazie.
Io penso che una donna possa benissimo fare entrambe le cose, la differenza per me la fa la passione e l'amore che si mette in quello che si fa e questo vale per tutti i campi non solo lavoro e cucina.
Buone le tue baveresi con cachi
Certo anche secondo me una donna può fare entrambe le cose. E molte di noi ne sono l'esempio. Grazie
wow…che meraviglia.da provare
Idea dolce veloce….http://emiliasalentoeffettomoda.altervista.org/dolce-veloce-con-mc-vities/
grazie
Mari
Grazie!
Vado dritta alla ricetta (e' stata una settimana intensa e di preconcetti e pregiudizi ne sono piena, preferisco dedicarmi alle cose belle: quindi viva la cucina!!!)
Vorrei fare anch'io questa bavarese! Mi ero appuntata una ricetta da rivista ma la tua presentazione e' proprio invitante sai? Un abbraccio 🙂
Grazie cara Vaty di essere passata da qui e di avermi lasciato un saluto. Le bavaresi potevano avere una forma migliore ma il sapore e la consistenza sono molto buoni e sono esaltati dalla crema. Un abbraccio. simo
eccomi qua anche io…ma che tema interessante …che blog candido…e che ricette chic…e soprattutto splendide foto….altrochè !!!! sono felice di averti conosciuta…davvero !!! per quanto riguarda il tema che hai affrontato…trovo che la condizione della donna sia mutata con cambiamenti legati soprattutto alle radicali trasformazioni della famiglia e alla diversa relazione con il mondo del lavoro…senza dubbio hanno influito sul cambiamento della donna.
Secondo me il cambiamento non è avvenuto con un passaggio dal ruolo domestico a quello extradomestico…o almeno non solo ecco!
Ma soprattutto attraverso un aggiungersi delle responsabilità lavorative rispetto a quelle tradizionali di gestione e organizzazione della casa e della famiglia. E' come se la donna fosse …cioè E' il punto di congiunzione fra diverse agenzie educative e sociali…una donna in grado di organizzarsi al 1000 per 1000….la donna oggi sceglie…la fertilità, la propria concezione del matrimonio, quanto sia conciliabile il tutto, sceglie di divroziare (quante donne prendono loro stesse l'iniziativa?)…l'educazione dei figli….oggi la donna non deve più dimostrare di non essere il sesso debole…oggi è il sesso forte. Qui ed Ora si può permettere di decidere cosa fare della sua vita…e laddove il ricamo l'uncinetto o il cucinare erano visti come doveri adesso assumono una visione di hobby…di piacere…di creatività…e libertà personale…
a presto carissima
Carissima Enrica che bellissimo commento mi hai lasciato! Mi sono bevuta le tue parole tutto d'un fiato! Spero che la mostra sia stata bella, ti abbraccio forte e torno presto a trovarti!
Cucina, lavoro, studio…perché non dovrebbero poter coesistere senza che si pensi a una figura femminile stereotipata che fa certe cose perché "suo dovere"? La cucina è amore, passione, creatività e, contemporaneamente, qualcosa che riesce ad unirci e regalarci piccoli piaceri.
Scommettiamo che queste piccole bavaresi sarebbero un po' la forza di tutti talmente sono golose 🙂 tanti baci cara Simo